07/09/12

lo sposo del mondo

  Juichi piangeva e diceva: "Porcoddio, porcoddio", in continuazione. Scrollando la testa. Con il viso tra le mani. E anch'io scoppiai a piangere, sentendo quella litania elegiaca e sacrilega: "Porcoddio, porcoddio", e quelle bestemmie fluttuavano nell'aria come emblemi tragici del dolore.

  Restammo lì per un po', levitando in una microeternità di lacerazione e di vuoto. Porcoddio, porcoddio. Perché la realtà è un miraggio perfetto ma irreale. Così perfetto che a volte può spezzarti la vita. Cosi irreale da sembrare l'incubo di un dio impasticcato fino ai capelli.
  Felipe Benítez Reyes