26/11/11

bicchie*

-Ba' che faccio?-
 -Niente.-
Federico gli si era piantato davanti a dieci centimetri dal viso e lo fissava con un'espressione curiosa e sorridente.
Non era la prima volta che portava a casa i suoi picchiatelli. Lui era stranamente bello, di una bellezza che non aveva mai riscontrato negli altri.
Si divertì del suo imbarazzo per qualche istante, quindi catturò l'attenzione del ragazzo togliendolo da quella situazione che sapeva lo avrebbe potuto tenere paralizzato in eterno.
Non viveva una brutta situazione familiare o economica come spesso succedeva nei casi in cui veniva richiesta assistenza, semplicemente la madre aveva bisogno di un po' di aiuto.
Era ben vestito, palesemente curato e con un'espressione serena, a volte era preso dall'agitazione e cominciava a girare ansiosamente in cerca delle cose che gli permettevano di riprendere il controllo, tappi.
Lei ne teneva uno in tasca da dargli, lui se lo portava vicinissimo al viso e rimaneva assorto a contemplare, credo, l'increspatura della corona recuperando tranquillità.
Aveva quindici anni e gli ormoni cominciavano a produrre i loro effetti, durante il viaggio in autobus si era eccitato ed aveva preso a strusciarsi prima sul palo che sostiene i corrimano e poi su di lei.
L'aspetto apparentemente normale di Federico era causa di imbarazzo ancora maggiore non incontrando la paternalistica comprensione o addirittura il compiaciuto divertimento che abbiamo un po' tutti nell'assistere alle stranezze dei matti, ci si sente forse più normali.

-La madre, quando ha cominciato a dare segni di esuberanza sessuale- disse lei -gli ha insegnato a masturbarsi.-

*Le bicchie erano, e temo non siano più, i tappi a corona che usavamo al posto delle biglie sulle piste di sabbia.

20/11/11

parole

Mio nonno inventava oggetti.
C'era una necessità? Lui torniva, saldava, martellava e costruiva,
rigorosamente in metallo, l'utensile che serviva.
In casa come in barca.
Mio nonno non inventava parole ed era parsimonioso con quelle che conosceva, come se ne avesse avute in numero limitato e temesse di finirle.
Abbiamo sempre preso nomi in prestito da oggetti che somigliavano
o avevano una funzione simile;
tra noi non ci sono mai stati problemi, noi ci si capisce, quasi sempre.
Quelli che chiamiamo portacanna e che qualunque pescatore avrebbe difficoltà a riconoscere come tali non richiedono tanti giri di parole.
Non è così con "quel coso che ha fatto Giovanni (nonno) per pulire i tubi della stufa"  che non ricordo dove sia.

10/11/11

non capiscono

Avevo pensato di guardare un po' la tv visto che da stamattina non ho più connessione internet e non l'avrò per chissà quanto.
Non la guardo mai, in realtà per gran parte della mia vita non l'ho avuta, non mi piace.
Quando nonno è morto e i miei mi hanno permesso di vivere nella sua casa ho ereditato un vecchio Mivar più profondo che largo, altro che ultrapiatto.
Grazie a Gasparri ho di nuovo smesso di incazzarmi davanti ad un elettrodomestico, poi è arrivato un decoder in regalo.
Insomma stasera l'ho accesa ho atteso che smettesse il crepitio (bello crepitio l'adotterò), che le fiamme si alzassero e ho sintonizzato su la7 dove c'era Piazzapulita che  non conoscevo, l'inizio mi è sembrata una brutta copia de "Le iene" poi è iniziato il programma vero e proprio.
Ho resistito pochi minuti fino a quando mi è sembrato di udire (mi sarò sicuramente sbagliato) "...gli stranieri non capiscono il linguaggio della politica italiana".
A quel punto ho cercato di mantenere la calma e considerato che al bar vicino casa c'è connessione gentilmente offerta dall'antistante circolo velico (ovvia finzione letteraria) sono qui che mi spaccio per uno che lavora al computer o uno studente qualche decennio fuori corso.

Mi è stato fatto notare che semino la punteggiatura a spaglio, sto cercando di limitarmi nella quantità non sapendolo fare nella modalità (se non detestassi quelle cazzo di faccine una ora l'avrei messa).