30/08/12

rivoluzione pret a porter

Ci sono dei giorni, spesso molti e attaccati, in cui sono più ammerdato del solito e allora mi rode il tarlo che non sia poi questa gran condotta di vita essere accondiscendente, evitare di dire quello che penso quando il desiderio sarebbe invece di urlarlo. Spesso non ho buoni pensieri e non mi aiuta il mantra -vedi cara/o è difficile spiegare è difficile capire se non hai capito già-. Non aiuta sicuramente il mio fegato vedere chi si propone come alternativo, come battagliera pecora nera, appartenere ad un gregge così numeroso da non poter essere d'altro colore che bianco. Una moltitudine di daltoniche pecore bianche che non si rendono conto di non riuscire a far proprio nemmeno uno dei concetti, dei buoni sentimenti di cui parlano. Ci sono giorni in cui penso al passato, anche remoto, ad un'assemblea scolastica, a Manuel che con le vene del collo gonfie urlava: "Questa è la teoria del superuomo di Nietzsche e Nietzsche era un fascista e i fascisti qui non entrano" e alla nausea che ho provato allora al pensiero di voler tenere fuori i fascisti calpestando qualcosa che non si è nemmeno mai letto, e mi concedo la presunzione di aggiungere e che non si è in grado di capire, comunque. La nausea al pensiero che la rivoluzione sia vestirsi da finto straccione, appestare il prossimo con la propria scarsa propensione all'uso del sapone, e basta.

tetraplegici

Forse perché conosce bene il significato di questa parola (apartheid), il Sud Africa è sensibile al trattamento subìto dai palestinesi nella loro terra. Una terra che, come ha precisato il Ministro del Commercio, rimane in teoria definita sulla carta geografica dai confini stabiliti dall’Onu nel 1948.
E anche:
Ma non c’è bisogno di stare a sentire Carter, Chomsky o i palestinesi. Quelle carte parlano da sole, e chiunque le guardi a occhi aperti capisce che in Israele è in atto un processo di cancellazione progressiva del paese delle “vittime delle vittime”. Ben vengano le azioni simboliche del Sud Africa, ma a fermare l’agonia della Palestina ci vorrebbero ben altre medicine, che le Nazioni Unite non si sognano neppure di somministrare. 

Dimentica Odifreddi alcuni particolari nel suo "articolo", soprattutto dimentica il metodo, quello scientifico, la razionalità di cui è paladino e con cui incanta la sua platea di tetraplegici del pensiero. Ritiene superflua un'analisi, anche superficiale, dei dati storici quando sarebbe sufficiente un'occhiata a Wikipedia per sapere che l'argomento "Risoluzione ONU del '48" è un autogol perché sono stati proprio gli arabi a rifiutarla, salvo invocarla quando il loro tentativo di far fuori gli ebrei (uso ebrei e non israeliani volutamente) ha avuto dei piccoli imprevisti. Ma sono particolari irrilevanti per i tetraplegici del pensiero per i quali è molto più comoda la carrozzella dello slogan che non impegna neuroni disabili.
Quanto all'ONU perché non dare un'occhiata alla lista degli stati membri? Che autorevolezza dovrebbe avere agli occhi di quella giustizia a voi tanto cara  il voto del Sudan, dell'Iran o di altre allegre dittature teocratiche? Vi trovate a vostro agio con gente che rifiuta la parità tra i sessi, i principi illuministici e quei diritti con cui riempite le vostre inutili bocche. Andate a propugnare il vostro laicismo nelle pacifiche democrazie teocratiche mediorientali. Vi unisce l'assenza del termine reciprocità nei vostri vocabolari, e l'antisemitismo che non avete le palle di sbandierare e ammantate di buoni sentimenti verso chi non ne avrà mai per voi, e quando queste pacifiche "vittime di genocidio" fanno qualche porcheria che nemmeno voi riuscite a giustificare come legittima reazione ne attribuite la paternità al Mossad: l'uomo nero della vostra assurda immagine complottista del mondo.
Io rispetto la tua cultura se sei disposto a fare altrettanto e soprattutto se compatibile con la mia.

16/08/12

urbanistica creativa

In Infinite Jest è descritta una situazione, quella dei residenti della Hennet House che alle 00.00 devono spostare le loro auto perché cambia a quell'ora il lato su cui è consentito parcheggiare, che potrebbe apparire surreale a chi non fosse sottoposto all'azione dell'assessore all'urbanistica del Comune di Fiumicino. Qui la mattina quando esci non sai mai quale strada potrai percorrere per andare al lavoro.

13/08/12

09/08/12

onere

Subire violenza da bambini, soprattutto se in famiglia, presenta la fastidiosa controindicazione del senso di colpa. Intimamente si sente di averlo in qualche modo meritato. Con gli anni cresce anche la rabbia. Una rabbia direttamente proporzionale allo scorrere del tempo che ti divora da dentro. Se vuoi guarire ti devi sobbarcare anche l'onere del perdono. Tutto questo è molto faticoso.

06/08/12

ambizioni

Ricordo che quando a scuola ci chiedevano cosa volevamo fare da grandi non sapevo cosa rispondere ché a sei sette anni non lo sapevo mica e avevo anche serie difficoltà a immaginare di diventarlo grande. Gli altri no, loro già avevano ambizioni, mete da perseguire. Chissà se ancora ci lavorano su perché io per coerenza ancora non lo so quello che voglio fare, mi trascino.

02/08/12

la vespa


È qualche giorno che ti penso.
Penso ai fatti che sono riuscito a ricostruire, perché a me nessuno m'ha raccontato niente fino a non molto tempo fa.
Sei stato sempre un argomento da evitare e io mi sono adeguato da ragazzino e ora ho, ormai, pudore a chiedere.
Ho trovato un certificato e il verbale dei carabinieri di quando fosti portato in clinica psichiatrica, ne ho parlato con mamma e dice di non ricordare. Ho ripreso ad adeguarmi.
Non so se è stato per tutelarmi o perché sei un ricordo scomodo, mi è stato detto lo stretto indispensabile: sei morto.  Il primo. Quando dico a Silvio che noi non moriamo di vecchiaia, ma per incidenti e malattie, si gratta le palle.
Sarebbe stato difficile tenerlo nascosto. So anche come, su questo sai com'è, com'era il paese, ci si conosceva tutti.
"A chi sei fijo?"
"A Gino."
"Io c'ero!"
C'erano tutti, sembrerebbe. Perché in tribunale a testimoniare è venuto uno solo? La risposta la conosco, si chiama ignavia, si chiama paura, si chiama tengo famiglia. Sta bene, ma allora sarebbe meglio tacere. È per questo che quando la Chris Craft stava chiudendo e gli "Io c'ero" erano in occupazione non sono mai riuscito a provare un minimo di empatia.
E penso spesso a chi manovrava il carroponte, vorrei sapere chi è. Gli vorrei dire che è l'unica altra vittima di questa situazione e che io ho sempre fatto quei  lavori che gli italiani non vogliono fare e che lo so come è gestita la sicurezza sul lavoro e che se a te ha regalato la morte e a noi il lutto a lui ha probabilmente dato una vita tormentata dal rimorso.
O forse non gliene frega un cazzo e sarebbe meglio, uno in meno che tribola.
C'è una cosa che credevo di ricordare, una Vespa. Non ne ho mai parlato con nessuno, anche perché ricordavo solo la Vespa, parcheggiata sotto casa e la consapevolezza che è nostra anche se tu non ci sei, un po' come nei sogni che sai delle cose senza ragioni apparenti.
Maria mi ha parlato di te un giorno e mi ha raccontato della Vespa e ha detto che quando tornavi dal lavoro mi prendevi e portavi al Bar Secci, con la Vespa.
Non è molto, mi piacerebbe ricordare di più, tipo il vento in faccia, la tua faccia, un sorriso.